Il 2020 è stato un anno che le generazioni a venire si ricorderanno bene e di cui leggeremo per anni nei libri di storia.
I cambiamenti che siamo stati obbligati ad effettuare hanno e stanno modificando in modo molto profondo la nostra quotidianità.
In diversi ambienti abbiamo dovuto adeguare il nostro concetto di vita ed i metodi di approccio alla realtà, così come le nostre priorità e le necessità fondamentali alla nostra sopravvivenza.
L’ambiente lavorativo non è stato risparmiato da questa onda anomala che, senza preavviso, si è infranta contro i pilastri strutturali che sostenevano le nostre attività.
Limitazioni, nuovi vincoli, distanziamenti, telelavoro e nuove norme di sicurezza hanno obbligato le strutture aziendali a ridefinire il metodo lavorativo.
Tutti sappiamo che ci sono persone più propense ai cambiamenti e altre che lo sono meno, ma, nel momento in cui questi avvengono, la maggior parte subisce una perdita di equilibrio fisico/emotivo legato alla modifica inaspettata della routine quotidiana.
Questa sensazione di momentaneo smarrimento è spesso legata alla non completa consapevolezza delle diverse forme di pensiero/emozione/azione che ogni singola persona sviluppa nell’arco della propria esistenza.
La convinzione che ognuno di noi ha, è che la maggior parte del nostro agire abitudinario sia indispensabile alla nostra esistenza.
Purtroppo però non ci rendiamo conto di come, falsando in alcuni punti la nostra percezione dell’esterno, non riusciamo ad ascoltare correttamente le nostre emozioni e, conseguentemente, a sviluppare una forma mentis personale che rifletta in modo completo la realtà che ci circonda.
Questi meccanismi creano un ciclo comportamentale auto-sabotante impossibile da riconoscere dal quale, proprio per questo motivo, è difficilissimo uscire, se non quando la dinamica distruttiva è ormai in essere o addirittura terminata.
Si può facilmente dedurre come, in questo momento storico, le abitudini percettive inconsce, di cui si parlava prima, siano molto più distorte e creino quindi molte più situazioni di stress all’interno dei diversi gruppi e sottogruppi aziendali (uffici, rami aziendali, reparti) e come, a cadenza standard, generino delle problematiche lavorative che sfociano poi in incomprensioni o addirittura in scontri all’interno delle stesse relazioni interpersonali o sociali, facendo perdere tempo e, soprattutto, profitti all’azienda.
Alla base del nostro stress, dei conflitti, della sofferenza, dei nostri limiti al lavoro e nelle relazioni, è sempre la mancanza di gestione della limitata natura della nostra personalità e della nostra reattività.
Questi comportamenti della personalità tendono ad essere ripetitivi, finiti, limitati ed abitudinari.
Gestire la nostra reattività e quindi la nostra personalità è fondamentale per dare senso, equilibrio e compimento alla nostra vita, sia intima che lavorativa.
L’Enneagramma è un validissimo mezzo per svolgere questo compito e riconoscere come la nostra personalità reattiva (le cose che “ci fanno arrabbiare”, “ci impauriscono” o “ci rendono tristi”) si manifesta tutte quelle volte in cui qualcosa in cui ci siamo identificati (che riteniamo importante per la nostra sopravvivenza o soddisfazione), sembra essere minacciato.
Tutto ciò è legato alla nostra identificazione con il nostro punto di vista.
Noi non ci arrabbiamo per qualcosa che non riteniamo importante, sebbene questo possa sembrare banale.